martedì 21 ottobre 2008

Intervista a Victor Rice

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Febbraio 2008, Victor Rice, bassista, produttore, pioniere della prima era della scena ska di New York, ha suonato con NYSJE, Stubborn All Stars e molti altri, attualmente vive tra San Paolo e New York.

1- Da molti anni tu sei protagonista di tanti progetti interessanti come produttore o bassista, come ti sei avvicinato alla musica?
Ho iniziato a prendere lezioni di basso a tredici anni, a quindici ho incominciato a suonare in alcune bands e mi era chiaro che io volessi essere un bassista. Il mio maggiore interesse era diventare un bassista “da studio”, quindi cercai di di suonare in tutti i dischi che potevo, tutte le volte e in tutti i posti. Ho iniziato a sentire musica rock, poi ho studiato contrabbasso classico in conservatorio, e contemporaneamente ho ascoltato un sacco di jazz. Ma da quando ero un bambino ho ascoltato reggae grazie ai dischi di mio fratello maggiore, ed ho sempre amato la musica reggae per l’importanza del basso in questa musica.

2- Agli inizi degli anni 90 tu sei stato un pioniere della scena ska newyorkese, raccontaci com’era la scena in quel periodo, come è iniziato il tutto?
Quando era al conservatorio ho ascoltato una registrazione di Don Drummond e ne rimasi molto affascinato, mi ricordava per alcune cose la musica folk dell’est Europa, così decisi di suonare con gli Skofflaws, questo fù il mio primo passo nella scena ska. Lo stile della band era totalmente influenzato dagli Skatalites, quindi avevamo un suono unico, particolare, comparati con le altre band della scena newyorkese di quel momento come Toasters, Urban Blight, the NY Citizen. Per anni io ero solo conosciuto come bassista ma in realtà ero anche produttore in studio per i dischi degli Skofflaws. Questo solo perché ero l’unico nella band ad avere esperienza in studio e sapeva cosa bisognava fare. Più tardi Bucket (leader dei Toasters e fondatore della Moon Ska Records, ora Megalith Records, ndr) mi chiese di aiutarlo a produrre i dischi per la Moon Ska Records, questo fù il mio vero inizio come produttore.
In realtà non sentivo di fare nulla di importante o qualcosa che poi avrei fatto per il resto della mia vita, per me la cosa importante era ancora diventare un famoso bassista da studio e un musicista jazz, quindi continuai i miei studi, ma i riddim giamaicani erano quelli che mi davano più soddisfazione.

3- Tu vivi tra San Paolo e New York, com’è la vita e la musica a San Paolo? Raccontaci qualcosa dei Firebugs.
Sono andato a vivere a San Paolo nel 2002 per due ragioni: Amo San Paolo e non amo più New York, New York è cambiata moltissimo da quando arrivai nel 1985 e San Paolo invece è molto simile a come era NY in quel periodo, quindi sono molto più felice qui a San Paolo.
La musica brasiliana non ha un enorme influenza su di me, ma sicuramente ha fatto la sua parte, ho studiato composizione brasiliana al conservatorio ed è una arte molto ricca e sofisticata, ma più che altro vado ai party dub da queste parti…eh eh e l’attitudine della gente qui rende molto facile avere una vita felice.
Vado comunque spesso a NY ma solo per lavoro, per me NY è un ottima città per l’arte ma terribile per gli artisti.
Firebugs è un progetto molto caro a me, me ne sono preso cura come se fosse un mio progetto e un po’ lo è certamente. Io ho iniziato con l’intento di presentare, far conoscere la musica “Vintage Jamaicana” in Brasile ma tutto il lavoro e il merito va a Machado, il cantante e compositore della band, lui è i Firebugs. Ora stiamo registrando alcuni brani nuovi che sono più sperimentali ed hanno molta influenza dalla musica brasiliana, credo che il prossimo disco sarà davvero divertente!

4- Tu sei anche stato un membro originale della prima line up dei NYSJE nel 1994 come bassista, dividendo il palco con molti grandi musicisti, raccontaci di questa esperienza!
Anche questa fù una connection con la Moon Ska Records, i fiati dei Toasters volevano creare una band con un sound più jazz quindi presero musicisti da altre band per formare i NYSJE. Fù un periodo molto divertente, per il nostro primo tour in Europa avevamo Vic Ruggiero (Slackers) alla chitarra! Ma dopo aver fatto tre dischi con loro era chiaro che io e il batterista non ci saremmo mai capiti l’un l’altro, quindi decisi di lasciare la band e di tornare alla mia vita musicale.
Nonostante i problemi di “comprensione” tra basso e batteria (bassista e batterista DEVONO avere una forte connessione) è stato bello poter conoscere musicisti come Devon James (the Skatalites), Laurel Aitken e Cary Brown con i quali l’amicizia è continuata anche fuori dalla band.

5- Chi è il tuo eroe nella storia del dub?
Bene, non la ovvia risposta che sarebbe Lee Scratch Perry anche perché credo sia impossibile non essere influenzati da lui! Per me due grandi ispiratori sono stati Duke Reid e King Tubby.
C’è qualcosa di “classico” in questo stile, e l’estetica imparata al conservatorio farà sempre parte del mio modo di lavorare. Recentemente ho scoperto Tennis Bowell, è impossibile dirne uno solo!

6- Negli ultimi anni sono nate molte band interessanti nella scena ska europea, cosa ne pensi di questa scena?
Amo la scena europea, non è così influenzata dalla televisione come succede in America, è una scena solida e le band hanno ottimi musicisti generalmente. L’educazione è migliore e di conseguenza i risultati sono più consistenti. Quelle band americane che suonano bene sono ottime, alle band americane piace sperimentare e inventare, anche questo a causa di una scarsa conoscenza, e delle volte il risultato può essere ottimo ma non c’è continuità da band a band.
Una cosa che mi manca dal sound Europeo è la sensibilità africana, nelle band europee puoi sentire il contrappunto, nelle band americane senti invece chiamata e risposta ( interplay)

7- Cosa è la cosa che ti piace di più quando sei in tour in Europa?
In Europa un musicista è considerato parte della società, molti governi considerano gli artisti una pubblica ricchezza, quando un musicista và a suonare in un club è rispettato anche se non è famoso, in America è il tuo essere famoso ad essere rispettato, anche questo credo sia dovuto a una migliore educazione in Europa.

8- Oggi tu stai girando con il tuo nuovo esperimento, dubbare dal vivo sulle bobine…personalmente lo trovo eccezionale, raccontaci come ti è venuta questa idea.
Volevo mostrare al pubblico come il dub viene realmente fatto, molta gente non sà che il dub viene fatto in studio live da un fonico/produttore, quello che faccio sul palco è esattamente quello che faccio sui dischi! Quindi per me è molto divertente. Inoltre come one-man show posso suonare in molte situazioni dove magari con una band intera non potresti, quindi c’è più libertà e più controllo allo stesso tempo e io vado matto per il controllo ah ah ah!
Non vedo l’ora di tornare in Italia!

Victor Rice myspace: http://www.myspace.com/victorrice

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